Blog

I problemi alimentari nei gatti: quali sono, come riconoscerli e curarli

La perdita di appetito e di peso da parte del gatto spesso sono sono motivo di grande preoccupazione nei proprietari.
Questo, tuttavia, è considerato un “fenomeno” del tutto normale se non si verifica in modo frequente o se accompagnato da segnali che possono indurci a dubitare della presenza di una malattia.

 

I gatti durante l’anno tendono ad ingrassare o dimagrire in modo ciclico, ed hanno una capacità di auto-regolamentarsi incredibile: ogni gatto in natura ha bisogno di condurre un’alimentazione che gli permetta di introdurre nel proprio organismo il giusto apporto calorico utile per il proprio benessere fisico.
Insomma, il gatto “ricerca” le calorie all’interno dei cibi che gli vengono somministrati!

 

Lo sapevi che…?


Aumentando il contenuto di acqua presente nei pranzetti umidi, potrai notare come il tuo gatto tenderà a richiedere ulteriore cibo.
Questa richiesta è assolutamente giustificata: con l’introduzione di altro cibo il gatto riuscirà a raggiungere il contenuto calorico di cui il proprio corpo necessita.

Questo piccolo e famoso esperimento ha un altro aspetto molto positivo!

Aumentando la presenza di liquidi nel cibo, aumenta in automatico quindi anche l’introduzione totale di acqua, cosa che può essere vantaggiosa in alcune situazioni cliniche, come nel caso di certe patologie del tratto urinario.

Alimentazione eccessiva: la prima causa dell’obesità

E’ ormai noto come tra i comportamenti sbagliati legati all’alimentazione felina ci sia proprio quello della sovralimentazione che, nella maggior parte dei casi, sfocia in obesità.

Questa patologia subentra quando un soggetto introduce nel proprio corpo un’eccessiva quantità di energie caloriche che non vengono smaltite nel modo corretto (poca attività, poco movimento, molti pisolini).

Perché dunque è importante non far ingrassare il gatto?


L’aumento di peso nel felino ha conseguenze simili a quelle che possono verificarsi in umana. Con il sovrappeso si ha:

– Maggior carico sulle articolazioni; 

– Maggior sforzo cardio-circolatorio; 

– Maggior sforzo polmonare; 

– Maggior sensibilità alle tossine e farmaci;

– Maggior possibilità di induzione di diabete mellito insulino-resistente;

– Cistiti;

I soggetti maggiormente esposti al rischio “obesità” sono quelli castrati e che vivono in appartamento, praticando come detto in precedenza una vita molto sedentaria e spesso attratti dall’eccessiva appetibilità dei cibi domestici proposti dai proprietari.

Il modo migliore per evitare che ciò accada è sicuramente quello di controllare in maniera accurata l’alimentazione del proprio gatto e soprattutto stimolarlo all’attività fisica proponendo lui passeggiate esplorative all’aperto, lunghe sessioni di gioco (solitario – vedi tiragraffi e giochi per gatto- o interattivo).

Pasti rapidi: quando la gatta frettolosa fa i figli ciechi

I detti popolari, si sa, ci azzeccano quasi sempre, specie se utilizziamo questa famosa citazione parlando di scorretta alimentazione del gatto.

Se un gatto mangia in maniera troppo frettolosa, senza masticare o digerire correttamente, questo andrebbe incontro ad innumerevoli pericoli come il rischio di soffocamento, vomito,  sviluppo di infiammazioni allo stomaco che possono sfociare in gastrite.

Le cause che inducono il gatto a comportarsi in questo modo sono molteplici e allo stesso tempo possono essere segnali inconfondibili in grado di metterci immediatamente sull’attenti: 

– Protezione del cibo in maniera ossessiva

– Protezione del cibo in maniera aggressiva

– Furti di cibo ad altri animali domestici 

Queste tre cause possono essere associate ad alcune esperienze negative vissute durante l’infanzia: se durante l’allattamento un gatto ha dovuto competere con i suoi fratelli per il latte materno, esso potrebbe aver portato con sé questo problema anche in età adulta.

Questo comportamento, inoltre, si verifica molto spesso anche nei gatti randagi, che spesso sono costretti ad entrare in competizione per accaparrarsi il pasto migliore.

 

La risoluzione del problema

Questo, ovviamente, è un problema tutt’altro che risolvibile nell’immediato; è necessario solo tanto tempo e un polso estremamente fermo per far sì che la situazione rientri alla normalità.
Il micio, ad esempio,  potrà essere alimentato in un ambiente confortevole (magari lontano da simili o altri animali domestici) e preparando porzioni più piccole, magari suddivise in piccoli bocconi, che lo costringeranno inevitabilmente a mangiare in modo molto più lento.
Ancora, si potrebbe ricorrere all’utilizzo di ciotole slow feed realizzate appositamente per soggetti con questo genere di problematiche.

Alimentazione insufficiente o anoressia

Tra i disordini alimentari del gatto, l’anoressia o la scarsa alimentazione sono molto pericolose.
C’è una lieve differenza tra l’anoressia – una perdita di appetito estrema – e la pseudo anoressia, in cui il micio vorrebbe mangiare ma non riesce per una condizione medica, o per un dolore eccessivo. Identificare la causa del problema è necessario per trattarlo.

Le cause possono essere legate a malattie (problemi ai reni, diabete, pancreatite, problemi gastrointestinali, malattie immunitarie, cancro), farmaci, problemi ambientali o nel cibo (variazioni che portano stress nel micio), o esposizione a sostanze velenose o tossiche per il nostro gatto. Proprio per l’elevato numero di cause possibili, è sempre fondamentale chiedere il parere al proprio medico veterinario di fiducia.

Altre cause sono legate a problemi psicologici, legati solitamente a stress e ansia del micio. Sarà quindi importante risolvere tali problematiche alleviando tale stress.

Una delle maggiori differenze tra anoressia psicologica e anoressia correlata ad una patologia è che quest’ultima solitamente insorge in concomitanza con altri sintomi.

I sintomi che contraddistinguono questa patologia possono essere i seguenti:

– Diarrea

– Vomito

– Depressione

– Letargia

– Perdita eccessiva di peso

– Debolezza

– Insensibilità

Cosa fare per curare l’anoressia?

Le cure domestiche consistono nell’osservare il gatto alla ricerca di possibili cause correlate alla perdita di appetito e aiutare l’animale a mangiare.

– Prestare attenzione ad eventuali cambiamenti avvenuti di recente nell’ambiente domestico. Traslochi, aggiunta di membri umani o animali al proprio  nucleo familiare sono fattori che possono contribuire alla perdita di appetito. E’ importante informare il veterinario della presenza di tali eventi, laddove avvenuti, ai fini di ottenere una corretta diagnosi.

– Se il gatto non vuole o non riesce a mangiare è possibile tentare di riscaldare il cibo: in questo modo esso sarà in grado di percepire gli odori dati dal cibo con maggiore facilità e dirigersi verso la ciotola.
Altre alternative possono essere l’aggiunta di alimenti casalinghi (previa autorizzazione del medico veterinario)oppure quello di alimentare il gatto con una siringa (assicurandosi che la temperatura del cibo somministrato tramite di essa non sia elevata).

– Talvolta, quando vengono prescritte diete terapeutiche in caso di una condizione medica specifica, può capitare che il gatto a primo impatto non le gradisca. Se ciò dovesse accadere, si può mescolare il nuovo cibo con la dieta precedente e ridurre gradualmente la quantità del “vecchio” cibo nel corso di alcuni giorni. Questo eviterà che il gatto perda completamente l’appetito a seguito del nuovo regime alimentare.

– I gatti di età pari o inferiore ai 6 mesi sono particolarmente fragili nel caso di una mancata assunzione di cibo e l’assenza di appetito anche di sole 12 ore in un cucciolo di 1-6 settimane può essere estremamente pericolosa per la sua salute. È fondamentale quindi consultare il veterinario per determinare come nutrire l’animale.