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IBDs: le malattie intestinali infiammatorie nel cane e nel gatto

Le IBDs (Inflammatory Bowel Diseases – Malattie intestinali infiammatorie) rappresentano le cause più comuni di episodi di diarrea e vomito cronico nel cane e nel gatto. 

Quando utilizziamo questo acronimo, facciamo riferimento ad un gruppo di enteropatie poco definito e spesso caratterizzato da infiltrazioni della mucosa intestinale di cellule infiammatorie (linfociti, plasmacellule, eosinofili, macrofagi e neutrofili) di vario tipo e da alterazioni dell’architettura stessa della mucosa.

Che cos’è l’IBDs?

Alla luce degli ultimi articoli scientifici in merito all’argomento, in medicina veterinaria è più corretto parlare di enteropatie croniche (CE) idiopatiche che di IBD. 

Cosa sono le CE?
Le CE sono caratterizzate dalla comparsa di sintomi gastroenterici cronici con una durata superiore alle tre settimane. Questa categoria di patologie viene descritta dal termine “idiopatico” in quanto è necessario che venga esclusa ogni causa non gastroenterica, quindi legata a cause metaboliche, endocrine, hepatopancreatiche, infettivo parassitarie.

Il primo passo per giungere ad una corretta diagnosi è sicuramente quello di raccogliere una buona anamnesi, seguito da un esame delle feci completo al fine di escludere parassitosi in atto.

A esame negativo va ampliato l’iter diagnostico con un esame ematobiochimico completo e delle urine.
Questi esami ci permettono di iniziare ad incastrare i tasselli per arrivare poi alla diagnosi definitiva.

Se le condizioni cliniche del paziente sono stabili si procede con un’ ecografia addominale; in alternativa, se il paziente riversa in condizioni scadenti e in prognosi dal grave al riservato, si procede con una endoscopia e prelievo di materiale bioptico per avere diagnosi di certezza.

Le CE nel cane

Nel cane le CE sono classificate grazie alla risposta clinica che si ottiene a terapie empiriche in:
–  FRE (enteropatia cibo responsiva)
–  ARE (enteropatia antibiotico responsiva)
IRE (enteropatia responsiva all’immunosoppressione);
PLE (enteropatie proteino disperdenti) – questo grande gruppo è stato aggiunto solo ultimamente ed è caratterizzato da grave patologia.

Facendo riferimento a questa classificazione, possiamo dire che le enteropatie rientranti nella classe delle IRE sono quelle associabili all’IBD umana. 

La moderna gastroenterologia prevede che la CE o IBD che dir si voglia, si venga a manifestare in un individuo geneticamente predisposto e che sia attivata da una complessa interazione tra la dieta, microbiota intestinale, fattori ambientali vari, stress e sistema immunitario locale (GALT).

Tutti questi fattori possono generare un processo infiammatorio, caratterizzato da infiltrati cellulari e alterazione della normale architettura delle strutture anatomiche, che culmina nella comparsa dei sintomi. 

In umana si è potuto notare che la genetica ricopre un ruolo importantissimo nello sviluppo delle IBDs ma, purtroppo, tale rilevanza non è stata riscontrata nel cane. 

Nonostante ciò è stata evidenziata una predisposizione di razza: i soggetti che sembrano essere più facilmente colpiti da CE sono pastori tedeschi, rottweiler, yorkshire terrier, boxer e border collie, ma non è stata ancora riscontrata una predisposizione di sesso. 

Per quanto riguarda l’età dei soggetti con sintomatologia invece si è notato che spesso i pazienti con età compresa tra i 2-3 anni sono affetti da forme di FRE e ARE; i soggetti con età superiore ai 4 anni invece si è visto essere affetti da forme di IRE.

Sintomi dell’infiammazione intestinale nel cane e nel gatto

I sintomi gastroenterici più comuni in caso di CEIBs sono sicuramente vomito, diarrea cronica (episodi che si ripetono da più di 3 settimane) e perdita di peso

In ogni caso si può assistere alla presenza di altri sintomi meno comuni come tenesmo, coliche, anoressia o pica, sangue o muco nelle feci e disturbi correlati a carenze alimentari quali tremori o crisi simil-epilettiche.

La descrizione delle perdite di materiale dalla bocca deve essere molto accurata, poiché va distinto bene il vomito dal rigurgito e la differenza tra i due sta nella spinta addominale. 

É importantissimo essere accurati nella descrizione (in alcuni casi è consigliato fornire materiale fotografico all’esperto di riferimento) poiché un rigurgito è indice di patologie dell’esofago e non di CE.

Con il termine diarrea si definisce un aumento della frequenza e del contenuto liquido e/o del volume fecale.
Anche in questo caso è ottimale avere dal proprietario una descrizione attenta per poter poi, dall’esame clinico, escludere se ci si trova di fronte ad un’infiammazione del piccolo intestino o del grosso intestino.

Questa differenza sarà notevolmente impattante sull’indice prognostico della patologia.

Il dimagramento, invece, è spesso conseguenza del malassorbimento o mal digestione indotti dalla patologia stessa. Nei soggetti interessati da dimagrimento il cui peso cala del 30% circa, si denota una ripresa ed una prognosi peggiore rispetto a quei soggetti in cui il calo registrato è minore.Quando queste patologie si manifestano, si può assistere anche a soggetti che perdono peso pur mantenendo la produzione fecale per lo più inalterata, sia come consistenza che forma.

Quando si verifica il dimagrimento spesso la localizzazione della CE è a carico del piccolo intestino, ma se presente in seguito a patologie del grosso intestino, la problematica è grave e spesso associata a processi neoplastici o infettivi.
La malnutrizione che deriva da questa mancata assimilazione porta dietro gravi conseguenze metaboliche che il medico veterinario deve essere in grado di prevenire e gestire.

Come si può curare l’IBD nel cane?

Essendo la diagnosi stessa della patologia abbastanza complessa e lunga, altrettanto complicata sarà la sua gestione terapeutica e clinica.

Ribadiamo l’importanza dell’esclusione di tutte quelle cause non gastroenteriche e una volta accertata la CE si parte sempre da un trial dietetico per la durata di 6 settimane, ma attenzione perché la dieta deve portare i benefici già nei primi 10 giorni.
Alla somministrazione della dieta andranno inoltre integrati probiotici, prebiotici e simbiotici.

Se la CE risponde al campo alimentare, ci si è trovati di fronte a una FRE e quindi alla fine del trattamento dietetico si può pensare a reintrodurre il vecchio alimento senza temere recidive; in questi casi la prognosi del paziente è ottimale.

Se la terapia alimentare non ha sortito il desiderato effetto nei primi 10 giorni, va inserito un antibiotico.
Se la remissione dei sintomi è associata all’introduzione del terapico, siamo di fronte ad una ARE, la cui ricomparsa però si può verificare nuovamente alla sospensione del farmaco: in questo caso la prognosi e le aspettative di vita del nostro animale iniziano a complicarsi.

Quando queste terapie risulteranno fallimentari, sarà necessario dare il via ad una terapia adeguata, anticipata da un indagine endoscopica e istologica, che va sicuramente monitorata di continuo con farmaci ad attività immunosoppressiva.
Durante tutto il processo terapico, qualunque esso sia, è necessario che il paziente sia supportato con una corretta integrazione di vitamine e sali minerali (Cobalamina, Folati, calcio e magnesio).

IBDs: dieta e alimentazione consigliate

Rispondere alla domanda: <<Qual è la giusta alimentazione da fornire al nostro pet?>> non è affatto facile, poiché è necessario possedere un’ ottima conoscenza clinica e non solo del paziente, e completa fiducia da parte del proprietario.
Come detto precedentemente, solo le forme
FRE rispondono alla dieta e spesso non si verificano neanche più recidive.

La gestione alimentare di un paziente affetto da CE è davvero delicata!

Sicuramente tutto ha inizio tramite un iter di esclusione; successivamente andrà individuato, con l’ausilio del proprietario ed il proprio veterinario, quell’alimento che possa fornire il migliore apporto e supporto al paziente.

Le diete che implicano l’utilizzo di mangimistica industriale più diffuse e prescritte dai medici veterinari sono sicuramente quelle mono-proteiche, le idrolisate e quelle in cui vengono impiegati i cosiddetti mangimi (gastro)Intestinal.

In alcuni casi non viene esclusa l’introduzione di una dieta casalinga bilanciata, appositamente formulata al paziente da un nutrizionista (medico veterinario) al fine di evitare che si possa aggravare la clinica con ulteriori carenze nutrizionali.

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Gabriella Laura Tonti

(Medico Veterinario)

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